Loggia Amore e Psiche n.110 di Venezia

La Lettera del M.d.L.

 

GUTTA CAVAT LAPIDEM

 

Carissimo Fratello,
un mio amico veneziano negli anni della giovinezza seguiva un maestro orientale, che un giorno conobbi anche io.
Il maestro un giorno chiese, in riferimento al percorso interiore:
“E’ cosa migliore la costanza nella qualità o nella quantità?”.
La maggior parte rispose che era sicuramente più importante essere costanti nella qualità, evitando esperienze mediocri, per progredire in modo più efficace. Ma egli non era d’accordo: secondo lui era più importante la costanza nella quantità, perché la qualità è un (eventuale) punto di arrivo, mentre è la quantità che ci esercita, quale che sia il nostro livello di partenza, e un poco alla volta ci fa migliorare.
Proprio come la famosa goccia che scava la pietra.
Che tipo di esperienza ti aspetti seguendo il percorso muratorio? Quale tipo di risultato stai attendendo? Quali azioni ritieni necessarie per progredire?
Da qualche parte ho letto che il fratello con il grado di Maestro deve esserlo innanzitutto di sé stesso, e dunque questo grado descrive un ideale punto di arrivo, che non giunge in automatico con una qualche cerimonia: in questo senso mi piace pensare ai gradi massonici non come ad una competenza ottenuta o riconosciuta, ma come ad un compito assegnato a noi stessi, che ne pensi?
E il miglioramento interiore è un compito lungo, come il lavoro della goccia d’acqua che scava la pietra con grande pazienza: quindi la costanza nella quantità può essere determinante. Il percorso muratorio non propone infatti esperienze catartiche immediate, ma un progressivo confrontarsi con il suo materiale simbolico, in un continuo, paziente e graduale cesellare.
Nella lettera del mese scorso ricordavo l’Esortazione dopo l’Iniziazione, dove si invita a lavorare massonicamente ogni giorno: il metodo massonico non attiene solo al cosa, ma anche al come ed al quando lavorare la propria pietra.
Una goccia d’acqua occasionale, che cade in modo discontinuo, non riuscirà a modificare la pietra, e neppure qualche isolato colpo con martello e scalpello, per quanto ben assestato, potrà darle una forma definita.
Avanzando nel mio percorso muratorio mi sono convinto che la vera difficoltà nel seguirlo con efficacia, affogati come siamo nella profanità, è proprio riuscire a garantire a noi stessi questa continuità, questa “costanza nella quantità”, tanto impegnativa quanto necessaria.
Più che un impegno preso, lo considero un meraviglioso dono che possiamo farci.

 

A presto!

 

S&F Ven. Fr. M.B. M.d.L.

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