Loggia Amore e Psiche n.110 di Venezia

LA LETTERA DEL M.d.L.

- Ordo ab Chaos


Carissimo Fratello,

vorrei proporti qualche altra considerazione sul concetto di “simbologia ricorsiva”.
La Geometria è sicuramente ben rappresentata in Loggia, sia in termini di figure che di strumenti atti ad utilizzarne i principi a scopi operativi e poi speculativi.
L’idea che soggiace a tutto l’apparato simbolico della Loggia e del Rituale è, secondo il mio attuale modo di concepirlo, che sia possibile creare uno spazio e un tempo privilegiati, aventi caratteristiche uniche in grado di alimentare l’evoluzione interiore dei fratelli.

Ma questo è possibile perché in tale spazio e tempo si stabilisce un ordine estraneo alla vita profana (senz’altro “caotica” al suo confronto), un ordine che in qualche modo si rispecchia anche dentro di noi, poiché siamo in grado di percepirlo.
La stessa simbologia massonica utilizza forme geometriche regolari che forniscono proprio quest’idea di “ordo ab chaos”, di passaggio dal caos all’ordine: il cerchio, il triangolo, la pietra squadrata, tutte forme che in natura non esistono con questa perfezione, e che appaiono dunque sublimate nei vari simboli.
Quando nel 1975 il matematico Benoit Mandelbrot formalizzò il concetto di “frattale” (oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete cioè nella sua forma allo stesso modo su scale diverse) suggerì che oggetti naturali all’apparenza caotici in realtà sono portatori di un esotico ordine interno: sembra caos, ed invece è ordine! (1)
Questa ipotesi mi ha suggerito che forse c’è un ordine diremmo “superficiale”, coglibile cioè facilmente da ognuno (il cerchio o il triangolo sono figure che appaiono senza dubbio a tutti come ordinate) e un ordine più sottile che deve invece essere investigato a fondo, come quello rivelato appunto dalla geometria frattale.
Lungi dal credere che i nostri fratelli operativi avessero pensato esplicitamente in termini frattali, potremmo però dire con Mandelbrot che la struttura frattale sia innata nella Natura e dunque nell’Uomo stesso, ed allora anche nell’antico muratore, quando inconsapevolmente (ma inevitabilmente) avrebbe in tal modo strutturato la simbologia del Tempio nel suo complesso.
Se Jung avesse conosciuto le tesi di Mandelbrot avrebbe concluso che la struttura frattale è un archetipo dell’inconscio collettivo? Chi può dirlo, magari forse avrebbe trovato un ulteriore elemento di sviluppo del suo pensiero “magico”, che potrebbe aiutarci a comprendere l’antico “ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto” (2) , che indubbiamente fonda anche il senso della geometria del nostro Tempio.


A presto!
S&F Ven. Fr. M.B. M.d.L.


(1) “Gli oggetti frattali”, B. Mandelbrot, Einaudi, Torino 1975-19871
(2) “La Tavola di Smeraldo”, Pseudo Ermete Trismegisto

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