Loggia Amore e Psiche n.110 di Venezia

LA LETTERA DEL M.d.L.


KAIROS


Carissimo Fratello,
tempo fa discutevo con un amico di quanto arricchisce lo studio della filosofia.
Egli l'aveva scoperta "tardi", ossia all'università, non avendo frequentato un liceo. Abbiamo concordato sul fatto che è rilevante non solo ciò che si studia, ma anche il momento della propria vita in cui lo si studia, e sicuramente confrontarsi con il pensiero dei filosofi proprio quando si sta formando la propria personalità, il proprio Io, quindi all'età delle scuole superiori, ha un valore aggiunto insostituibile.
Il greco antico usava il termine intraducibile καιρός (kairòs) per indicare il tempo opportuno, giusto, idoneo, efficace: un'azione giusta in sé può ridurre o perdere la sua qualità se non eseguita nel tempo giusto rispetto ad un determinato contesto (una curiosità: in greco moderno il termine indica invece solo il tempo metereologico!).
Si dice che si può entrare nella Libera Muratoria se si è uomini liberi e di buoni costumi, e penso converrai che questi sono requisiti oggettivi, tuttavia mi chiedo: ci sono anche elementi soggettivi di cui tenere conto? Ci ripetiamo sempre che il percorso muratorio non è per tutti: chi non ne coglie l'importanza, oppure, una volta entrato, vi rimane indifferente o se ne va incurante, forse ha semplicemente incontrato la Libera Muratoria nel momento sbagliato, non nel suo kairòs.
D'altra parte tutto il percorso muratorio è costellato di kairòs, se solo li si vuol cogliere: il momento giusto per gli aumenti di salario, per ricoprire le varie cariche, per intervenire (o non intervenire!) durante il rituale in caso di errori o imprevisti, ecc. Credo che il concetto di kairòs in qualche modo completi quelli più oggettivi di giustizia e regolarità, ma non per relativizzarli, bensì per completarli facendoli fruttare all'interno dell'esperienza di ogni singolo fratello. Per esempio, un rituale eseguito perfettamente (ammesso e non concesso di riuscirvi) potrebbe essere un'occasione di crescita dei fratelli meno potente di un rituale con qualche trascurabile errore, ma dove tutto è accaduto, imprevisti compresi, mantenendo il ritmo giusto, dove ogni elemento era non solo al posto giusto, ma nel suo momento opportuno, senza pedanti interruzioni o futili distrazioni. Anche lo studio della musica ci insegna che l'improvvisazione "giusta" (con kairòs) genera armonia.
E possiamo allargare il discorso: viviamo in un mondo dove spesso si è incoraggiati a "fare", "produrre", "decidere", quasi che queste azioni abbiano un valore in sè, a prescindere. Si parla di "creare valore", e ovviamente questo ha un suo senso in un determinato contesto, ma talora, pur avendo realizzato tutto quanto dovevamo, non siamo del tutto soddisfatti e cerchiamo altro e altro ancora.
Chissà se questa insoddisfazione non derivi talvolta anche dal non aver colto il nostro kairòs, dall'aver agito come se dovessimo (solo) eseguire un rituale alla perfezione...


A presto!
S&F Ven. Fr. M.B. M.d.L.

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