LA LETTERA DEL M.d.L.
KAIROS 2
Carissimo Fratello,
ricordavo di avere da qualche parte un vecchio libro intitolato proprio al kairòs, e infatti l’ho trovato: “Kairòs, apologia del tempo debito” di Giacomo Marramao. L’autore cita Bienveniste il quale: “associa il termine kairòs (derivante dalla radice indoeuropea *krr-) al significato del verbo [greco] κεραννυμι (kerannymi), “mescolare”, “temperare”. Quindi lungi dal risolversi nel significato di “momento istantaneo” o “occasione” [...] kairòs viene così a designare [...] una figura oltremodo complessa della temporalità: figura che rinvia alla “qualità dell’accordo” e della “mescolanza opportuna” di elementi diversi, esattamente come il tempo atmosferico” (1).
Intendiamoci, questa è una delle etimologie possibili, però questa frase mi ha colpito perché aggiunge uno spunto interessante al nostro discorso, e mi ha spinto a tornarci in questa lettera, per esplorarlo insieme: un certo momento sarebbe quello opportuno per l’azione, il kairòs, perché in quel momento c’è la giusta mescolanza degli elementi in gioco o, se preferisci, c’è la giusta armonia, il giusto ritmo.
Come riconoscere se l’armonia è proprio quella giusta? Forse serve una qualità interiore speciale, che sperimenta una specie di risonanza, come quando alla fine di un rituale particolarmente vissuto ci si scambia un veloce giro di occhiate soddisfatte: non ci è chiaro che cosa esattamente c’è stato di diverso, ma qualcosa c’è stato, e ci ha fatto stare bene.
Diciamocelo: non accade sempre, ed infatti quando si verifica ce ne accorgiamo, capiamo che è un momento che ci ha regalato un’esperienza privilegiata. E meglio così, altrimenti saremmo dei robot col grembiule!
Voglio spingermi più in là ed affermare che probabilmente l’essenza dell’iniziazione è proprio questa qualità di percepire il kairòs, dentro e fuori il tempio.
Per il profano il tempo scorre in una direzione e acquista spessore quando ci sono picchi di emozione (felicità o dolore), invece per l’iniziato il tempo è quasi un misterioso strumento musicale, che suona note talora incomprensibili, tuttavia affascinanti ed irresistibili, e dalle molteplici sfumature. Ma la differenza tra il profano e l’iniziato, se l’iniziazione ha avuto un qualche effetto, è che l’iniziato questa musica la sa ascoltare.
A presto!
S&F Ven. Fr. M.B. M.d.L.
(1) Marramao Giacomo, “Kairòs, apologia del tempo debito”, pagg. 99-100, Laterza, Bari 1992
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