Loggia Amore e Psiche n.110 di Venezia

LA LETTERA DEL M.d.L.


ANNIVERSARI


Carissimo Fratello,
il 2023 si caratterizza per due anniversari importanti che ci riguardano: i 300 anni dalla pubblicazione delle Costituzioni di Anderson e i 30 anni dalla fondazione della Gran Loggia Regolare d’Italia.
A proposito di anniversari, Leopardi scriveva:


“Bella ed amabile illusione è quella per la quale i dì anniversari di un avvenimento, che per verità non ha a fare con essi più che con qualunque altro dì dell'anno, paiono avere con quello un'attinenza particolare, e che quasi un'ombra del passato risorga e ritorni sempre in quei giorni, e ci sia davanti: onde è medicato in parte il tristo pensiero dell'annullamento di ciò che fu, e sollevato il dolore di molte perdite, parendo che quelle ricorrenze facciano che ciò che è passato, e che più non torna, non sia spento né perduto del tutto.”


Se in effetti considerassimo questi anniversari solo come il ricordo “di ciò che fu”, perderemmo di vista che queste date si riferiscono a due eventi fondativi, che quindi non sono punti isolati nella Storia, ma ne iniziano una nuova: sono in un certo senso gli eventi alla base della nostra esperienza personale di liberi muratori.

La celebrazione di questi anniversari può trasformarsi in un’occasione di sfida e contrasto alle dure leggi profane, che ci impongono di correre sempre e comunque in avanti: guardare indietro può significare invece fermarsi a meditare sulla strada che stiamo percorrendo. Talvolta concentrarsi solo sul futuro e sugli obiettivi, che pur legittimamente ci poniamo (ma anche al contrario solo sui ricordi) ci fa perdere di vista cosa siamo qui ed ora, ciò che costituisce l’unica effettiva realtà.

Capita di essere talmente affascinati dai nostri obiettivi, anche massonici, che ci diciamo di “stare bene” solo perché ce li siamo posti, senza davvero analizzare che cosa sta accadendo in noi, se la strada che stiamo percorrendo ci sta effettivamente cambiando in meglio.

Mi chiedo allora se la definizione “muratori speculativi” non possa essere fuorviante: siamo certamente speculativi perché non siamo operativi nel senso di “tagliatori di pietra”, ma non siamo neppure speculativi nel senso che la nostra attività ha come fine il crogiolarci esclusivamente in occupazioni intellettuali!

Questa duplice natura era forse presente anche in alcune antiche logge cosiddette operative: perché altrimenti uomini estranei all’Arte avrebbero voluto farne parte, richiedendo di essere “accettati”? Solo per lustro o mecenatismo? E’ certamente una possibilità, oppure invece alcuni ne erano attratti perché vi intravedevano simboli e princìpi che li affascinavano nel profondo?


A presto!
S&F Ven. Fr. M.B. M.d.L.

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