Loggia Amore e Psiche n.110 di Venezia

LA LETTERA DEL M.d.L.

- Iniziamo in poesia

 

Carissimo Fratello,
in questi giorni navigando in rete mi sono imbattuto in questa poesia di Rudyard Kipling (Bombay 1865 - Londra 1936), dedicata alla sua loggia “Speranza e Perseveranza” di Lahore, Pakistan. Una dichiarazione d’amore per la vita massonica, una sana nostalgia che ben si adatta a questi tempi incerti, desiderosi di normalità.

 

LA LOGGIA MADRE

C’erano Rundle, il capo stazione, E Beazeley, delle Ferrovie,
E Ackman dell’Intendenza,
E Donkin delle Prigioni,

E Blake il sergente istruttore,
Per due volte fu il nostro Venerabile
Con quello che aveva il negozio «Europa»,

Il vecchio Framjee Eduljee.

 

Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,

Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!

 

Avevamo Bola Nath il contabile
E Saul, l’israelita di Aden,
E Din Mohammed disegnatore al Catasto,

C’erano Babu Chuckerbutty,
E Amir Singh, il Sikh,
E Castro delle officine di riparazione,
Il Cattolico Romano!

 

Non avevamo belle insegne,
E il nostro Tempio era vecchio e spoglio,

Ma conoscevamo gli antichi Landmarks,

E li osservavamo per filo e per segno.
E guardando tutto ciò all’indietro,
Mi colpisce questo fatto,
Che non esiste qualcosa come un infedele,

Eccetto, forse, noi stessi.

 

Poiché ogni mese, finiti i Lavori,
Ci sedevamo tutti e fumavamo,
(Non osavamo fare banchetti
Per non violare la casta di un Fratello),

E si parlava, uno dopo l’altro,

Di Religione e di altre cose,
Ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva.

 

L’uno dopo l’altro si parlava,
E non un solo Fratello si agitava,
Fino a che il mattino svegliava i pappagalli,
E quell’altro uccello vaneggiante;
Si diceva che ciò era curioso,
E si rincasava per dormire,
Con Maometto, Dio e Shiva
Che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste.

 

Sovente, al servizio del Governo,

Questi passi erranti hanno visitato

E recato saluti fraterni
A Logge d’oriente e d’occidente,

Secondo l’ordine ricevuto,

Da Kohat a Singapore,
Ma come vorrei rivedere
Ancora una volta quelli della mia Loggia Madre!

 

Vorrei potere rivederli,
I miei Fratelli neri e scuri,
Tra l’odore piacevole dei sigari di là,

Mentre ci si passa l’appiccicafuoco;
E con il vecchio khansamah che russa
Sul pavimento della dispensa,
Ah! essere Maestro Massone di buona fama

Nella mia Loggia Madre, ancora una volta!

 

Fuori – «Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,

Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!

 

A presto, e che sia un buon anno!
S&F

Ven. Fr. M.B. M.d.L.

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